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  • Immagine del redattoreNicole Federici

Sostenibilità Intessuta: esplorando l'impatto dei tessuti in Bambù

Il bambù è una pianta appartenente alla famiglia delle graminacee e diffusa particolarmente nelle aree tropicali e subtropicali. Si presenta sottoforma di steli o canne di diverse dimensioni, cave all'interno e segmentate da nodi lungo la sua lunghezza.

Un'interessante caratteristica di questa pianta è la capacità di crescere rapidamente,

sfiorando i 60 cm al giorno.

Germogli di piante di bamboo in foresta tropicale
Germogli di piante di bamboo

Questo avviene grazie ad una serie di fattori: la struttura è relativamente morbida (se confrontato ad esempio con la corteccia degli alberi) dunque il suo sviluppo è più semplificato, le radici sono robuste e consentono di assorbire maggiore acqua e nutrienti nel suolo. La propagazione avviene attraverso i rizomi, ovvero dei fusti sotterranei ramificati dalla pianta madre.


La versatilità di questa pianta è un altro punto vincente e viene usata in tutto il mondo nell'arredamento (mobili o oggetti artigianali), alimenti (i germogli), strumenti musicali (flauto), strumenti agricoli (come rastrelli) e nel settore tessile.

Lavorazione del bamboo per creare tessuti in bamboo
L'economia del bamboo è fiorente in Asia. Anche in Italia sono coltivati 2000 ettari di bambuseti.

Negli ultimi anni questa pianta viene impiegata nella produzione di tessuti, presentandosi come una soluzione innovativa, ecologica e promettente. La viscosa di bambù (o rayon di bambù) è indubbiamente la più famosa e impiegata in tutto il mondo, specialmente nella moda.

Non viene classificata come fibra naturale (come ad esempio il cotone, il lino o la canapa) poiché la cellulosa della pianta viene mescolata con sostanze chimiche.


Per quale motivo i tessili a base di bambù sono diventati popolari e ampiamente utilizzati nella moda?


Non è più un segreto il fatto che l'industria fashion sia una delle più inquinanti al mondo: tra danni ecologici e sfruttamento, le polemiche non mancano di certo! Questa consapevolezza è spesso sfociata in tentativi di ripristinare l'immagine di brand dipingendola di verde (greenwashing), senza impiegare degli effettivi sforzi nel processo di produzione.

Chi mi segue da un po' sa che, se dovessi affiancare un aggettivo al termine "sostenibilità", sarebbe: complessa. Esistono molteplici fattori che contribuiscono alla valutazione ecologica ed etica di un prodotto, ma spessi gli stessi entrando in contraddizione e rischiano di ingannare il pubblico fornendo un quadro completamente distorto.

Ed è proprio quello che voglio fare qui, trattare la sostenibilità non come soggetto lineare, ma paradossale ed in costante mutamento.

Lavorazione di bambù. rayon di bambù. viscosa di bambù
Il bambù in Asia è soggetto di numerose leggende, essendo parte della cultura

Dopo questa piccola (ma doverosa) premessa sul contesto polemico del fast-fashion, il bambù viene notato per le sue caratteristiche:

  • Si sviluppa in altezza, dunque necessita di meno terreno

  • Crescita molto veloce con poca acqua (circa 1/3 rispetto a quella necessaria per il cotone)

  • Non necessita di sostanze chimiche come pesticidi o diserbanti.

In sistesi, possiamo classificare la pianta di bamboo come a basso impatto ambientale, ed è stato proprio questo ad attirare l'attenzione dell'industria tessile, che è riuscita a sviluppare la viscosa di bambù.

Si presenta come materiale morbido, lucente e brillante. Ha una struttura posso, dunque capace di assorbire l'umidità e con caratteristiche traspiranti.

Inoltre può essere tinto facilmente, originando un'ampia gamma di colorazioni e fantasie.

Inoltre, grazie alla presenza del "bamboo kun", ovvero un agente anti-batterico che conferisce al materiale proprietà anallergiche, oltre ad un effetto naturale di "anti-odore".

Quest'ultima caratteristica varia in base al processo di lavorazione ed alla qualità del tessuto. Dopo questa analisi la viscosa di bambù può sembrare il tessuto perfetto, eppure per confermare la mia teoria, dobbiamo prima scontrarci con due fattori decisivi che sollevano numerose polemiche: l'impiego di sostanze chimiche e l'etica della produzione.

Il processo chimico che consente di separare la cellulosa (da cui si ricava il tessile) dalla fibra di bambù (molto dura e sestante) può risultare molto inquinante, richiede spesso l'impiego di solfuro di carbonio e idrossido di sodio (soda caustica) che possono danneggiare l'ambiente se non vengono gestiti adeguatamente.

Il processo chimico è responsabile di emissioni, rifiuti chimici e richiede molta energia. Ovviamente le pratiche di produzione variano per ogni produttore ed è possibile trovare delle aziende che minimizzano l'impatto ecologico.

Bisogna considerare: l'utilizzo di acqua nella lavorazione, la fonte dell'energia impiegata, la depurazione delle acque reflue, l'utilizzo di agenti tossici ed il riciclo di questi.

La presenza di certificazioni (come quelle rilasciate da Oeko-Tex) garantiscono il rispetto di alcun standard ambientali e di sicurezza.


Le questioni etiche riguardando le condizioni dei lavoratori ed i loro diritti, l'impatto sulle comunità locali ed i conflitti di terra.

Lavorazione tessuti in Asia.
Nelle fabbriche tessili asiatiche si possono nascondere sfruttamenti e ingiustizie

I principali paesi in cui viene coltivato il bambù sono: Cina, Indonesia, India e Vietnam. Queste nazioni presentano numerosi inoltre fabbriche tessili da cui si riforniscono la gran parte dei marchi presenti in Occidente, che in molti casi nascondono delle storie strazianti di sfruttamento economico e maltrattamento.


Febe utilizza o ha intenzione di utilizzare dei tessuti derivati dal bambù?


La sostenibilità per noi non riguarda solo l'ambiente, ma anche l'essere umano.

Per questo motivo, nonostante l'esistenza di rigide certificazioni ambientali, Febe sceglie esclusivamente tessuti da recuperare prodotti nel proprio territorio. Tutti i nostri tessuti sono prodotti in Lombardia, proprio dove siamo noi, per ridurre le emissioni dovute ai trasporti e supportare la tradizione tessile.

Inoltre non cerchiamo tessuti nuovi e prodotti apposta per noi, vogliamo valorizzare gli "scarti" e sostenere un'economia circolare.

Quando entreremo in contatto con un materiale che soddisfa i nostri requisiti, allora lo studieremo per creare qualcosa di unico.






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